IO MOSTRO TU MOSTRI

“AL FARSI DEL GIORNO

FARSI CARNE

SENZA IL PESO DELLA LUCE”

IO MOSTRO TU MOSTRI” si domanda cosa sia il mostruoso e da che punto di vista lo stiamo osservando. 
Sono corpi decapitati, inscatolati: scarti della società, obbligati a nascondersi e camuffarsi per poter esistere. In scena si muovono come esseri composti, come meccanismi, indesiderabili, surreali e balbettanti. 
Il mondo non lascia loro scampo: quando si mostrano sono guardati, squadrati, mostrificati, messi ai margini. La normalità ci deruba l’esistenza a partire dal grado di libertà di movimento che ci è concesso nel mondo.
Io allora sono un mostro.. e tu, cosa mostri?

Il paesaggio si apre con una marea di scatole e tre corpi in scena. Sono corpi decapitati, inscatolati, indisciplinati: scarti della società, obbligati a nascondersi e camuffarsi per poter esistere.
Si muovono come esseri scomposti, hanno volti segreti, nascosti, inaccessibili. Vedono poco o male, sbandano, balbettano: indossano una scatola al posto della testa. Non mostrano il loro viso, chi sono? Sono merce..o sono corpi? Sono in vendita? 
La scatola che indossano è simbolo poliforme; scrigno, contenitore, scatola nera, pacco, dono, involucro, gabbia o prigione, o simbolo di un mondo globalizzato, in cui si può morire di infarto durante il proprio turno di lavoro ed essere nascosti dietro un muro di cartone.
Attraverso un unico arco dal disordine all’ordine si costruiscono sulla scena quattro colonne di scatole impilate.
I corpi si tolgono le scatole: si mostrano per quello che sono, ma non basta vederli per identificarli, per dire chi sono. Chi è completamente messo a nudo è inerme, alla mercé dello sfruttamento. 
La persona trasparente è il nuovo detenuto. 

Prima di divenire performance il progetto “IO MOSTRO TU MOSTRI” si propone come percorso e pratica performativa di comunità, come possibilità di ricerca del movimento, come riappropriazione del gesto e dello spazio pubblico, come indagine sensibile, poetica, politica. Il laboratorio in svolgimento dal 2021 desidera creare con le persone un processo collettivo in continua trasformazione e in continuo dialogo attorno al concetto di mostruosità, al movimento non conforme e allo sguardo come dispositivo di potere di ciò che è accettato o no, di ciò che può essere o no mostrato alla luce.

La proposta laboratoriale si focalizza sullo sguardo, utilizzando le scatole di cartone indossate a coprire la testa, come oggetto che permette di giocare con diversi punti di vista. Osservare come da piccole pratiche sullo sguardo possa nascere una consapevolezza allargata in grado di collegare diversi mondi: interno, esterno, personale, collettivo, materiale, spirituale. Lo sguardo si pone come soglia a cavallo tra questi mondi. Soffermarsi a lavorare minuziosamente su tale soglia conduce a una rivitalizzazione degli occhi e ad uno spalancarsi della visione: il nostro sguardo può diventare un atto politico.

Oltre allo sguardo che subisco c’è lo sguardo che scelgo, che agisco e che sono: tutto il corpo è sguardo. Dentro la scatola, nonostante il proprio viso sia celato, l’intenzione può diventare gesto e movimento. Le pratiche proposte vogliono aprire alla possibilità che l’azione sul mondo possa cominciare proprio dalla qualità con cui appoggiamo lo sguardo sul mondo stesso. 

L’oggetto scatola è un simbolo ambiguo e poliforme, capace di suscitare diversi immaginari, che nelle pratiche verranno esplorati a partire dal sensoriale per arrivare al proprio immaginario: scatola come etichettamento escludente (‘chiudere in una scatola, nascondere’), come scrigno in cui riporre qualcosa di prezioso (‘scatola dei ricordi’), come spazio protetto (‘il nido’, ‘un rifugio’, ‘l’armatura’), scatola come luogo lontano dalla luce e dagli sguardi, ma anche come oggetto fisico in cui sperimentare la tattilità, la presenza e diverse qualità di sguardo, attraverso fori e feritoie che aprono a giochi di visioni molteplici. Sperimentare con l’oggetto scatola vuol dire affacciarsi ad una soglia: che sguardo abbiamo nella scatola? come stiamo lì dentro, nascoste? chi guarda dall’esterno cosa vede? si sente osservartƏ? come esibisco la mostruosità quando non sono vista? e quando lo sono? In che modo cambia la nostra percezione corporea quando il nostro sguardo è celato? Che sensazioni ci attraversano nella vicinanza di corpi che non vediamo, ma di cui sentiamo la presenza?

– – – – – BOLOGNA 2024, Cassero

Mostrarsi.

Mostrarsi mostri.

Uscire dalle cornici del noto, del devi essere così. Divergere. Esporre allo sguardo altrui la mostruosità, ciò che non è conforme perché devia dalla norma. 

No, non c’è spazio per l’inaspettato. No, devi stare dentro alla scatola, nel buio, dove stanno i mostri. Ma cosa succede quando i mostri diventano troppi? Quando si uniscono, quando rivendicano la propria mostruosità, esponendosi allo sguardo altrui? Quando escono dalle scatole, quando diventano visibili, quando occupano lo spazio pubblico?

Quando i mostri si mostrano. 

– – – – – GENOVA 2023, Alle Ortiche
 
*/Il paesaggio è un mostro/*
un vetro si rompe,
una persona ride,
una pianta si strappa,
il tempo cambia,
lo spazio ci cambia,
lo sguardo diventa rotondo:
sotto la pioggia si ‘fa’ la resistenza.
 
– – – – – TORINO 2023, Sguardi Viventi

La pratica “Io Mostro, Tu Mostri” è stata proposta all’interno del progetto Sguardi Viventi.  Il progetto ha previsto un ciclo di eventi lungo tutto il mese di novembre 2022, come percorso artistico di sensibilizzazione con cittadinə, studentə universitarə e artistə per riflettere intorno al tema della normatività e dell’omolesbobitransfobia attraverso i linguaggi performativi di comunità.

SGUARDI VIVENTI è ideato da Filieradarte Torino e Collettivo CRAC con il sostegno della Città di Torino Città di Torino – Dipartimento Servizi Educativi – Servizio Giovani e Pari Opportunità, Conciliazione dei Tempi e Famiglie e Città Universitaria Anno 2022-2023
in collaborazione con Università degli Studi di Torino, Corso di Laurea in Dams Torino con il Patrocinio del #CUG, Gruppo di ricerca in Storia e Teoria LGBTQ, con Social Community Theatre Centre / Spazio BAC Barolo Arti per le Comunità, Casa Arcobaleno Torino e con Lavanderia a Vapore/ Fondazione Piemonte dal Vivo
 

 

Foto a cura di Sandro Carnino & Mara Roberto

– – – – – GENOVA 2022, Zena Trans
Chi sono i mostri? Cosa sono i mostri?
Cosa è considerato mostruoso? Perché questo ci interessa?
Come mostrare l’invisibile? Come avvicinarsi a sentire il sottile che c’è dietro le storie di mostri? Quanti esseri mostruosi, non conformi, invisibilizzatƏ esistono? Si conosco fra loro?
progetto realizzato in collaborazione con Zena Trans, Liguria Pride e ospitato da Rainbowlab
– – – – – TORINO 2021, Polo del ‘900

Il progetto ha visto la sua prima realizzazione all’interno della rassegna “Quale genere di corpo?”, ciclo di incontri di danza di comunità sulle tematiche di genere, realizzato nell’ambito del progetto “La Piattaforma. La città nuova – 2021” in collaborazione con Associazione Didee, col supporto di Filieradarte, Istituto Studi Storici Salvemini e Polo ‘900 di Torino.

Mostrarsi. 
Mostrarsi mostri.
Uscire dalle cornici, divergerle.  Esporre allo sguardo altrui la mostrusità, ciò che non è conforme perchè devia dalla norma. E tutto ciò che non è binario devia la norma. Maschio o femmina? Bianco o Nero? Ricc* o Pover*? Magr* o grass*? Attiv* o Passiv*? Abile o non abile? Conforme o non conforme? 
No, non c’è posto per l’inaspettato. No, devi stare dentro alla scatola. No, devi proprio starci dentro, non mi interessa chi sei, è così. 
Ma cosa succede quando i mostri diventano troppi? Quando escono dalle scatole, trasformandole, quando diventano visibili, quando occupano lo spazio (forse, pubblico)?

            

Foto a cura di Claudia Sferruzza